Ciao, sono Francesco Faraci, ho 33 anni, sono nato e vivo a Palermo, in Sicilia, e nella vita mi succede di fare delle fotografie, di prenderle anzi, e che questo fatto così strano e imprevedibile mi porti in giro, a essere sempre in cammino, senza una meta fissa, sempre alla ricerca di qualcosa che non trovo. Ho collaborato con giornali e magazine italiani ed esteri (Time, The Guardian, Globe and Mail) ma principalmente mi dedico ai miei progetti personali, l’ultimo dei quali è diventato un libro “Malacarne – Kids come first” curato da Benedetta Donato ed edito da Crowdbooks.
Quando hai iniziato a fotografare e perchè?
Mi sono lasciato iniziare. Un giorno un amico mi mise in mano una macchina fotografica e ho avvertito una specie di brivido lungo la schiena. Ho fatto la prima fotografia e ho capito che forse avrei potuto dar sfogo alle mie inquietudini e tenere a bada i miei demoni raccontandomi e dando una visione della moltitudine di realtà con cui ogni giorno per scelta o per destino mi trovo ad entrare in contatto.
Non ho una vera e propria formazione, spesso mi paragono ad una spugna che assorbe tutto quel che gli succede cercando poi di tradurlo in visione.
Il tuo / i tuoi generi fotografici?
Non saprei, non amo troppo le definizioni. Vivo, faccio esperienze, mi affido all’istinto e reagisco a quel che mi succede.
La tua giornata tipo?
La mia sveglia suona presto, alle sette del mattino. DI solito la mattina è riservata alla scrittura, che avviene rigorosamente in un bar, all’aperto, perché mi piace sentire i rumori delle cose e delle persone che si muovono. Il pomeriggio lo dedico alla fotografia. Non so però, se ho una vera e propria giornata tipo.
Puoi raccontarci la fotografia più importante della tua carriera o quella a cui tieni di più?
Non ci sono, almeno nel mio caso, fotografie più o meno importanti. Sono legato al concetto di esperienza e di incontro. Amo passare del tempo con la gente, sentire cosa pensa del mondo, come si muove in uno spazio. Osservare, essere dentro alle situazioni il più possibile. Tengo di più al rapporto con i soggetti che ritraggo. La fotografia è una conseguenza.
Cosa c’è dentro la tua borsa fotografica?
Una macchina fotografica, un registratore vocale, un libro, un lettore mp3 e un taccuino. Viaggio leggero.
Cosa pensi di aggiungere a breve nella borsa e cosa invece pensi di dare via?
Darò via il libro che ho finito di leggere e ne aggiungerò un altro.
Il sito di fotografia che visiti più spesso?
Quello della Magnum.
Grazie Francesco!
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