Sono Giulia Natalia Comito, ho 30 anni e vivo da sempre a Roma.
Qui svolgo principalmente il mio lavoro, anche se spesso mi ritrovo a viaggiare per l’Italia.
Quando hai iniziato a fotografare e perchè?
Sin da bambina, quando uno zio mi mise in mano la sua vecchia macchina fotografica, capii che andare in giro a ricomporre la realtà attraverso i miei e occhi e un obbiettivo mi divertiva particolarmente.
Terminati gli studi classici, quindi, decisi di dare a questo gioco una forma diversa, iscrivendomi a un master triennale di fotografia.
Da subito la mia passione si focalizzò sulla figura umana. Il confronto e l’energia che si creava tra me e il soggetto mi coinvolse e mi affascinò a tal punto da spingermi a dedicarmi principalmente al ritratto.
Il tuo / i tuoi generi fotografici?
La mia professione di fotografa comincia più o meno sette anni fa; da allora lavoro per aziende e privati, nel mondo dell’editoria e dello spettacolo.
La tua giornata tipo?
Non esiste per me una giornata tipo: uno degli aspetti positivi del mio lavoro è che varia sempre.
Ogni commissione presuppone soggetti diversi, situazioni diverse e persone diverse con cui entrare in relazione. Ogni volta ho un nuovo campo dove capire come agire e una nuova strategia da individuare, insieme alla giusta idea da realizzare. Ciò che però rimane sempre uguale è la fase di post produzione, in cui mi siedo davanti a un computer e dopo l’editing, comincio a valorizzare le immagini scattate attraverso il foto ritocco.
Puoi raccontarci la fotografia più importante della tua carriera o quella a cui tieni di più?
Sono diverse le foto a cui tengo in modo particolare; la maggior parte sono quelle scattate non per lavoro, ma che ritraggono le persone a me più care, in alcuni momenti particolari di vita.
Forse però c’è un ritratto scattato su un set, al quale tengo più degli altri ed è quello che vede come protagonista Ettore Scola.
Malgrado il nostro incontro sia durato pochi minuti, come di solito accade, è stato un momento di confronto intenso; nel quale un uomo come lui, di così grande e lunga esperienza si rivolgeva a me, ancora così giovane, con un dolce sentimento, di tenerezza ed empatia, sensazioni che non è così scontato incontrare e che sono sempre un prezioso esempio.
Cosa c’è dentro la tua borsa fotografica?
Sono molti anni ormai che scatto quasi esclusivamente in digitale e il desiderio di riavvicinarsi alla pellicola è forte.
Cosa pensi di aggiungere a breve nella borsa e cosa invece pensi di dare via?
Presto nella mia borsa potrebbe apparire una macchina medio formato analogica, che mi affascina da sempre.
Grazie Giulia!
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